Covid-19: la solitudine degli anziani nelle RSA
Giancarlo Cerveri, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, ASST Lodi Silvia Paletta, Psichiatra Dipartimento Salute Mentale, ASST Lodi
La fragilità degli anziani residenti nelle RSA
Lo scenario epidemiologico delineato a livello italiano ed europeo dalla pandemia da COVID-19 ha sottolineato la fragilità e i rischi della fascia di popolazione anziana e affetta da gravi patologie neurologiche, croniche e fortemente invalidanti, residenti presso le strutture residenziali sociosanitarie.
Al fine di tutelare la salute fisica degli anziani e preservarli dall’imminente rischio infettivo è stato necessario interrompere i contatti con l’esterno, con parenti e amici; tuttavia tale scelta obbligata li ha privati degli affetti e del supporto psicologico. Questo è risultato essere un tema cruciale e fonte di dibattito, in quanto per le persone in età avanzata, o per coloro che a causa di una malattia hanno uno spazio di vita limitato, questi legami sono essenziali e, se interrotti, non vi è la certezza che potranno ricostruirsi.
Analizziamo alcuni dati
Analizzando i dati della mortalità nelle residenze, rilevati attraverso una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità nel periodo 1/2/2020 – 5/5/2020 sociosanitarie, si evidenzia che su un campione di 1.356 strutture per un totale di 97.521 anziani, i deceduti con COVID-19 accertati con tampone sono stati il 7,4% di tutti i deceduti. Se invece si considerano i deceduti con sintomi simil-influenzali senza accertamento di positività, ma con possibile sospetto COVID-19, si raggiunge il 41,2% di tutti i deceduti nel periodo. Questi dati sulla mortalità italiana sono in linea con i dati dei decessi collegati al COVID-19 nelle strutture per anziani nel mondo, che oscillano da un 25% al 75% di tutti i decessi per COVID-19 (Pesaresi, 2020).
Nell’ambito della normativa nazionale emanata durante l’emergenza COVID-19 in materia di RSA, all’Ordinanza Contingibile e Urgente del 23 febbraio 2020 relativa alla necessità di limitare l’accesso dei visitatori agli ospiti, sono seguiti altri indirizzi e raccomandazioni che hanno lasciato alle Regioni margini di autonomia nell’attuazione.
La pandemia COVID-19 ha accentuato la chiusura con l’esterno e potenziato l’esigenza di cure sanitarie, pertanto è stato necessario riorganizzare le strutture sociosanitarie facendo prevalere il paradigma “sanitario” nell’impostazione delle attività con interventi di compartimentazione, di chiusura, di governo dei varchi di uscita, di sospensione delle attività, ecc. Tutte queste misure preventive, per quanto necessarie, hanno inevitabilmente causato “effetti collaterali” sulla popolazione dei pazienti residenti in RSA.
La restrizione dei contatti interpersonali, associata al preesistente isolamento sociale dovuto all’istituzionalizzazione, ha aumentato la solitudine di queste persone, che si sono dovute confrontare anche con la separazione dai familiari e dalla rete di relazioni informali. L’aspetto più doloroso è stata la solitudine delle persone malate, sofferenti, che sono morte lontano dai propri affetti. Dall’altra parte al dolore per la perdita del parente, dell’amico, si è aggiunto il dramma di non aver assistito e accompagnato il proprio caro, l’impossibilità di elaborare il lutto con i giusti tempi e spazi.
La qualità della vita dell'anziano: il ruolo fondamentale dei contatti sociali
Negli studi sul fenomeno dell’invecchiamento si sottolinea il ruolo fondamentale dei contatti sociali nel contribuire alla qualità della vita dell’anziano, non solo in termini di mantenimento di uno stile attivo, dinamico e indipendente, quanto anche nel rispondere ai bisogni di protezione, sicurezza e appartenenza che si intensificano in età avanzata. Il ritiro sociale e l’allontanamento dalle relazioni famigliari può dunque minare ulteriormente il senso di sicurezza e la salute degli anziani. Recentemente su The Lancet è stata pubblicata una breve rassegna delle ricerche che osservano gli esiti dell’isolamento sugli anziani sia dal punto di vista medico sia da quello psicologico (Armitage e Nellums, 2020). La separazione dalle relazioni può essere considerata una condizione preoccupante per la salute pubblica a causa dell’aumento del rischio di problemi cardiovascolari, autoimmuni, neurocognitivi e di salute mentale; l’isolamento sociale è risultato essere un fattore predittivo di mortalità pari all’ipertensione arteriosa, alla dislipidemia, al fumo e all’obesità (Gerst-Emerson e Jayawardhana, 2015; Pantell, Rehkopf et al., 2013). Inoltre uno studio riguardante un campione di 2173 anziani, alloggiati in comunità o in cliniche residenziali ha osservato che, a distanza di tre anni, coloro che avevano riferito sentimenti di solitudine presentavano una maggiore incidenza di decadimento cognitivo, disorientamento e demenza (Holwerda et. al.,2014).
L’isolamento sociale e affettivo mette la popolazione più anziana a maggior rischio di depressione e ansia, amplificando il grado di disturbi affettivi già correlati all’avanzamento dell’età. I dati sembrerebbero indicare un andamento di reciproco rinforzo tra disturbi affettivi e isolamento. I disturbi affettivi associati all’anzianità, infatti, possono innescare a lungo termine comportamenti di ritiro sociale, schemi di pensiero autoreferenziali disfunzionali e peggioramento dei sintomi psichiatrici. Questi esiti, a loro volta, tenderebbero ad alimentare e aggravare i disturbi affettivi e l’ansia preesistenti (Santini et al., 2020) .
Nell’attualità gli operatori si interrogano sul prolungamento delle misure applicate nella prima fase, mettendo in rilevanza una cruciale questione riferita alla relazione tra protezione degli anziani e qualità della vita. I decessi registrati nelle RSA non sarebbero stati causati solo all’infezione da COVID-19, ma anche dall’isolamento protettivo a cui sono stati sottoposti gli anziani. Una protezione che avrebbe determinato altre patologie, sia fisiche che psicologiche, con un aggravamento della situazione di vulnerabilità e di fragilità. Anche il documento della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” voluta dal Ministero della Salute e presieduta dall’arcivescovo Vincenzo Paglia ha evidenziato tali criticità.
Il testo della Commissione, che è alla base della circolare del ministero della Salute sulle visite in RSA, a partire dall’analisi degli elementi di criticità caratterizzanti il sistema residenziale sociosanitario per la terza età, individua soluzioni organizzative utili per ripristinare in sicurezza le attività socio-relazionali all’interno delle strutture stesse, altrettanto necessarie quanto quelle sanitarie. Possibili soluzioni per migliorare la qualità di vita degli ospiti in RSA potrebbero quindi essere:
· favorire il colloquio diretto fra parenti e ospiti, predisponendo test antigenici rapidi all’ingresso per agevolare gli accessi di parenti e visitatori in sicurezza e spazi adeguati, in cui la relazione visiva e vocale sia pienamente assicurata;
· organizzare, nei casi in cui elementi affettivi e sanitari (pensiamo in particolare a situazione di aggravamento e a fasi terminali) lo richiedano, la presenza della persona cara adeguatamente istruita e dotata degli appositi dispositivi di protezione individuale;
· sviluppare collegamenti digitali, al fine di facilitare la continuità di rapporti con l’esterno.
Bibliografia
Armitage e Nellums (2020) COVID-19 and the consequences of isolatingthe elderly. The Lancet, Public Health.
Gerst-Emerson K., Jayawardhana J. (2015) as a Public Health Issue: The Impact of Loneliness on Health Care Utilization Among Older Adults. Am J Public Health. 105 (5):1013–9.
Holwerda T.J., Deeg D.J., Beekman A.T., van Tiburg T.G., Stek M.L., Jonker C., Schovers R.A. (2014) Feelings of loneliness, but not social isolation, predict dementia onset: results from the Amsterdam Study of the Elderly (AMSTEL). J Neurol Neurosourg Psychiatry, vol 85, n. 2, pp 135-142.
Istituto Superiore di Sanità (2020), Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie, Report finale, aggiornamento 05 maggio.
Istituto Superiore di Sanità, Epidemia COVID-19, Aggiornamento nazionale: 6 aprile 2020, Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie.
Pantell M., Rehkopf D., Jutte D., Syme S.L., Balmes J., Adler N. (2013) Social isolation: a predictor of mortality comparable to traditional clinical risk factors. Am. J. Publ. Health 103, 2056–2062.
Pesaresi F., (2020), Il COVID – 19 nelle strutture residenziali per anziani, in Luoghi della cura online, n. 2.
Santini Z., Jose P., Cornwell E. (2020) Social disconnectedness, perceived isolation, and symptoms of depression and anxiety among older Americans (NSHAP): a longitudinal mediation analysis. Lancet Public Health, 5: e62–e70.