Attualmente la Malattia di Alzheimer (MA) è considerata inguaribile, poiché non esistono ancora cure in grado di fermare i danni cerebrali e la morte delle cellule nervose, mentre i farmaci disponibili possono soltanto rallentare il decorso della MA e, in parallelo con i trattamenti non farmacologici, controllarne i sintomi cognitivi e comportamentali. Al momento attuale la prevenzione è lo strumento più efficace per contenere l'avanzata della demenza.
Prevenzione
I fattori di rischio noti per le malattie cardiovascolari aumentano anche le probabilità di sviluppare la MA. Una prevenzione efficace si realizza attraverso:
- Attività fisica regolare, meglio se svolta in compagnia per socializzare: palestra, corsa, nuoto, trekking, etc. L’attività fisica ha un effetto immediato sulla plasticità neuronale, bastano infatti pochi minuti di esercizio aerobico leggero per aumentare le connessioni neurali, contribuendo a preservare le funzioni mnemoniche e cognitive.
- Esercizio mentale continuo, attraverso attività come la lettura, lo studio di una lingua straniera o di uno strumento musicale, i giochi intellettivi (parole crociate, scacchi, sudoku, etc.). Tutte queste attività contribuiscono a creare una riserva cognitiva che permette al cervello di “resistere” ai danni che connotano la MA e preservare intatte le capacità mentali per gran parte del decorso della malattia.
- Monitoraggio dei fattori di rischio, attraverso il controllo di colesterolo, glicemia, peso corporeo e pressione arteriosa.
Terapia
Le terapie farmacologiche si basano sul favorire la comunicazione a livello chimico tra i neuroni e sul rallentarne il decadimento/morte, mentre le terapie non farmacologiche, come anche le attività di prevenzione, sono incentrate sull’aumentare le connessioni neurali.
Oggi sono state approvate e quindi messe in commercio due categorie di farmaci per il trattamento dei disturbi cognitivi, che agiscono regolando le sostanze chimiche alla base dei processi di memoria e apprendimento.
I farmaci della prima categoria (inibitori della colinesterasi) sono indicati in genere nelle fasi iniziali e intermedie della malattia, mentre il solo farmaco della seconda categoria (regolatori dell’acido glutammico) in commercio è consigliato nelle fasi intermedie o avanzate della malattia.
Oltre a questi farmaci, può venire prescritta la vitamina E, che, grazie alla sua attività antiossidante, ha un effetto positivo sul cervello e può contribuire a rallentarne il declino funzionale.
Recentemente i ricercatori della Fondazione EBRI “Rita Levi-Montalcini” hanno scoperto l'anticorpo A13, che favorisce la nascita di nuovi neuroni, “ringiovanendo” il cervello e che potrebbe contrastare i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia di Alzheimer. Si tratta di una terapia sperimentale condotta solo sui topi, nei quali, in seguito al trattamento, la produzione di neuroni è tornata ad un livello quasi normale. È necessario ricordare che molte altre terapie che erano sembrate molto promettenti nel topo, non hanno poi dimostrato la stessa efficacia nell’uomo. È quindi necessario attendere che questo studio sia replicato nell’uomo per verificarne la sicurezza e quindi nei soggetti con malattia di Alzheimer, saranno dunque necessari molti anni prima che l’anticorpo A13 sia disponibile per la cura.
Terapia non farmacologica
La terapia non farmacologica della malattia di Alzheimer costituisce ad oggi l’unico approccio che, oltre ad essere privo di effetti collaterali, si è dimostrato in grado di alleviare i sintomi della malattia. Questa terapia si basa sul controllo dei disturbi comportamentali attraverso strategie di counseling al caregiver con il supporto dello psicologo, e altri interventi per conservare e sostenere le abilità residue del paziente, come ad esempio la riabilitazione cognitiva o la terapia occupazionale.
La riabilitazione cognitiva, tramite specifici esercizi, stimola la memoria e le altre funzioni cognitive e aiuta il malato ad allenare la propria mente, rallentandone il deterioramento. Anche la pratica regolare di attività fisica contribuisce a contrastare l’avanzamento della malattia.
Con la terapia occupazionale si accompagna il malato in una serie di azioni quotidiane, che possono essere ludiche, ricreative, lavorative, artistiche o domestiche, allo scopo di mantenere attive le sue capacità motorie e sociali, nell’ottica di preservare il più possibile l’autonomia.