I problemi e i rimedi della vecchiaia in Italia dove nel 2045 gli over 65 saranno 20 milioni
«Dottoressa, le posso chiedere una cosa?» Quel vecchio uomo piegato dagli anni e dalla cattiva salute guardò negli occhi Roberta Molinar. «La ascolto» rispose lei. «Provi a pensare: quanto patirebbe lei a lasciare dopo una vita la sua casa, tutte le sue cose? E adesso immagini: io lo sto facendo dopo molti più anni di quelli che lei ha vissuto nei suoi spazi…». La dottoressa Molinar è una psicologa che a Torino gestisce dal 2015 il progetto Essere anziani a Mirafiori Sud, azioni quotidiane di sostegno a favore della popolazione «over» di quel quartiere. L’uomo che le fece quella domanda, racconta, «viveva una situazione non più sostenibile a domicilio e quindi è stato necessario passare a quella che noi chiamiamo istituzionalizzazione, cioè una casa di riposo. Sono scelte dolorose per tutta la famiglia, certo. Ma per l’uomo o la donna di turno, se sono coscienti di quel che vivono, sono drammi che spesso segnano una fase di declino importante. Quella volta gli risposi che sì, farei tantissima fatica anch’io a staccarmi dal mio mondo». Possiamo chiamarla esclusione, isolamento, solitudine. Uno stato a volte di fatto, a volte soltanto vissuto come tale, diventato una delle più grandi, se non la più grande difficoltà delle persone anziane. Che poi: da anni si discute della definizione di «anziano» e ogni volta l’asticella dell’età si alza.
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