Pronto in Regione il via libera alla legge che incentiva l’installazione dei sistemi di videosorveglianza nelle Rsa. Premi alle case di riposo che aderiscono al progetto
Telecamere nelle case di riposo contro i maltrattamenti degli anziani. Salvo sorprese, la Lombardia sarà la prima in Italia a incentivare l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle sue 678 Rsa. Lo prevede il progetto di legge numero 300 che arriva in Consiglio regionale il 21 febbraio: «La necessità — è il ritornello — nasce dai frequenti episodi avvenuti ai danni degli ospiti, denunciati alle autorità giudiziarie e spesso riportati nelle cronache». Nessun obbligo. Ma le case di riposo che daranno seguito alle indicazioni del Pirellone saranno premiate, innanzitutto con la pubblicazione sul sito della Giunta regionale del loro nome (all’interno dell’elenco delle Rsa che hanno aderito all’iniziativa). I soldi per installare le telecamere li riceveranno, almeno in parte, direttamente dalla Regione che mette a budget 3 milioni di euro l’anno per il 2017, il 2018 e il 2019. «La Giunta regionale, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge — è scritto — stabilisce i criteri per l’assegnazione dei fondi e determina le modalità per l’applicazione dei criteri premiali per l’accreditamento».
La prima firmataria del progetto di legge è Elisabetta Fatuzzo, capogruppo del partito Pensionati. Ma l’introduzione di sistemi di videosorveglianza nelle Rsa lombarde è sostenuta da tutta la maggioranza del governatore Roberto Maroni: dalla Lega con Massimiliano Romeo a Forza Italia con Claudio Pedrazzini, fino a Ncd con Angelo Capelli. Eppoi Fratelli d’Italia con Riccardo De Corato e lista Maroni con Stefano Bruno Galli. «Ci stiamo battendo da lungo tempo — spiega Fatuzzo —. Vogliamo garantire la sicurezza dei nostri anziani e disabili, vittime troppo spesso di maltrattamenti e abusi all’interno delle strutture. La Lombardia sarà la prima a dotarsi di una normativa di questo tipo». A tutela della privacy le immagini che verranno raccolte dovranno essere criptate. E l’accesso alle registrazioni sarà possibile solo davanti all’Autorità giudiziaria in caso di notizia di reato. Inizialmente il progetto di legge era più incisivo: le Rsa venivano obbligate a installare le telecamere, pena la perdita dell’accreditamento, ossia del riconoscimento del Pirellone. Ma il provvedimento è stato oggetto di ripetute modifiche, su indicazione degli Uffici legislativi, per non invadere la competenza dello Stato in materia di sicurezza.
Sulla questione a livello nazionale c’è un disegno di legge, approvato a larga maggioranza dalla Camera il 19 ottobre, dal titolo «Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità». Al momento il ddl è all’esame del Senato. A livello regionale, invece, oltre la Lombardia nessun altro si è ancora mosso. Mettere le telecamere, in ogni caso, non è semplice: è necessaria l’autorizzazione dei sindacati interni e bisogna definire dove posizionarle, verosimilmente solo nelle aree comuni. Ma il sasso è gettato. Le 678 Rsa lombarde hanno quasi 60 mila posti letto per 2 milioni e 130 mila over 65 (il che vuole dire 27 posti letto ogni mille over 65). L’installazione della videosorveglianza serve davvero a garantire una maggiore sicurezza agli anziani e come deterrente ai maltrattamenti? O va semplicemente a ledere il rapporto di fiducia che ci deve essere tra i pazienti ricoverati e chi se ne prende cura? Il dibattito è aperto.
Da Corriere.it