L'assisnza agli anziani, a livello italiano ma anche europeo, è resa sempre più complessa e difficile dalla costante diminuzione del numero delle persone in età lavorativa e dal contemporaneo aumento della speranza di vita nella popolazione generale. In questo scenario, le tecnologie assistive per la terza età possono rappresentare un valido supporto.
Testo a cura della Dott.ssa Lara Toccafondi, project manager del Cantiere Digitalaizzazione e Tecnologie assistive della rete UP Umanapersone e dell'Avv. Gianna Vignani, collaboratrice dello staff di Direzione UP Umanapersone.
Cosa si intende per tecnologie assistive?
Il termine “tecnologie assistive” indica una serie di soluzioni e/o ritrovati tecnici, dalle app alle smart TV, passando per la robotica e le intelligenze artificiali (algoritmi/big data), specificamente progettate o adattate per migliorare la qualità di vita della popolazione in età avanzata e dei caregiver e per migliorare la qualità del lavoro di cura. In alcuni casi, tuttavia, si tratta semplicemente dell’integrazione di tecnologie già esistenti nei protocolli e nei processi di cura e sorveglianza sanitaria.
Basti pensare, ad esempio, all’impiego dei tablet nelle RSA durante il periodo di lockdown per tenere vivi i contatti tra gli ospiti e i loro parenti o amici.
A livello pratico le nuove tecnologie trovano applicazione nella:
- Comunicazione, aumentando le possibilità di interagire con la propria rete sociale
- Personalizzazione delle cure, anche con l’aiuto di algoritmi e big data
- Supporto ai familiari e ai caregiver, tramite app e dispositivi dedicati
- Telemedicina e assistenza da remoto, rendendo possibile il monitoraggio costante delle condizioni fisiche
Una delle sfide più ardue è quella di rendere queste soluzioni usabili ed accettabili per i soggetti che dovrebbero trarne beneficio. E questo passaggio è tutt’altro che scontato. In questo senso, un approccio che nasce nel mondo dell’architettura e del design, ma che tende progressivamente ad estendersi alla progettazione di soluzioni tecnologiche ovvero di servizi integrati con soluzioni tecnologiche, è il cosiddetto Human Centered Approach. Il punto cardine di questo modello, come evidenziato dal nome, consiste nel mettere al centro della progettazione la persona e i suoi bisogni, per far sì che i desiderata e le aspettative da questa espressi siano la linea guida per lo sviluppo del prodotto o servizio. Inoltre, esso mira ad includere la prospettiva di tutti coloro che possono avere un interesse nella realizzazione e ad assumere quindi non solo il punto di vista dell’utente finale ma anche quello di eventuali operatori, manutentori, specialisti, etc. Si tratta quindi di un approccio virtuoso, in quanto aiuta ad assumere una prospettiva che pone da subito (e non in un secondo momento o addirittura a sviluppo completato) l’attenzione sulla persona e, auspicabilmente, sul suo complesso di diritti, compresa la tutela della sua riservatezza e della sua sicurezza; ma non solo, si tratta infatti di un approccio interessante anche in ottica di sviluppo di un modello di business poiché quanto più una soluzione è usabile, tanto più risulterà desiderata o desiderabile sul mercato.
Rete UP-Umanapersone: di cosa si tratta?
Un esempio pratico in questo ambito è dato dalla sperimentazione effettuata dalla rete UP-Umanapersone nei primi mesi dell’emergenza pandemica attraverso l’impiego di tecnologie per il monitoraggio da remoto e presentata lo scorso 15 febbraio durante un webinar dedicato al tema. Nello specifico la sperimentazione prevedeva l’utilizzo di un robot di telepresenza nelle strutture per anziani senza una specifica unità Covid, con lo scopo di supportare il personale nella valutazione delle condizioni e delle esigenze degli ospiti affetti, permettendo di effettuare la rilevazione anche più volte in una giornata senza dover impiegare i DPI e riservandone l’uso per gli interventi in situazioni di effettiva necessità.
Prima e dopo la sperimentazione alle persone coinvolte è stato somministrato un questionario, strutturato su tredici domande (preoccupazione per la privacy, paura del robot, paura di non farne un uso corretto, aumento dell’indipendenza, riduce la necessità di assistenza, aumenta la presenza del caregiver, difficoltà nella comunicazione, aumento delle distanze, miglioramento dei contatti, aumento della sicurezza, supporto in caso di emergenza, negativo per le relazioni, difficoltà ad interagire), con l’obiettivo di valutare l’impatto del robot sulla qualità dell’assistenza e sulla percezione di sicurezza. I risultati sono stati molto vari, con alcune risposte che hanno evidenziato una diminuzione o un aumento all’interno dei valori previsti (ad es. un leggero aumento alla domanda miglioramento dei contatti) mentre altre, ad esempio una maggiore percezione negativa in merito all’aumento della sicurezza, sono risultate in controtendenza rispetto agli esiti attesi.
È bene ricordare che, affinché queste tecnologie siano efficaci, non basta che siano inserite nei percorsi di cura, ma è necessario che il personale sanitario e sociosanitario che li andrà ad impiegare sia adeguatamente formato sul loro uso. Occorre dunque rafforzare la formazione continua e specifica del personale così da assicurare un uso il più possibile corretto e sicuro: se un operatore non conosce i limiti e i possibili rischi (effettiva controllabilità, impatti fisici e morali su diritti e libertà degli individui, trasparenza) dei dispositivi che adopera risulta meno efficace nel suo intervento e può esporre le persone che assiste a rischi evitabili.
In conclusione, gli operatori professionali hanno un ruolo essenziale nei confronti delle tecnologie assistive per la terza età: in fase di progettazione le loro conoscenze e abilità specifiche possono favorire la costruzione di servizi innovativi, in fase di esecuzione la loro maggiore o minore consapevolezza dei rischi connessi all’impiego di una determinata soluzione incide anche sulla sua efficacia e infine, in fase di monitoraggio, verificano che la soluzione adottata sia effettivamente appropriata ed utile in quel contesto.
Se siete interessati ad approfondire l’argomento al seguente potrete visionare il webinar dedicato del 15 febbraio: https://www.youtube.com/watch?v=YBME7oT6rI0