Gli adolescenti insegnano l’uso di Internet a 30 ospiti. Classi di informatica (teoria e applicazione) ogni giovedì pomeriggio. I pensionati multimediali: «Così potremo parlare con i parenti su Skype»
«Fammi ascoltare O mia bela Madunina». Ma Jacopo Clavenna fa di più. Dall’alto dei suoi 16 anni insegna a Gloria Belloni (classe ‘26) ad accendere il computer, avviare il browser e cercare da sola la canzone su Youtube. Succede al Pio Albergo Trivulzio, che lancia un programma di digitalizzazione rivolto agli ospiti. «Non è mai troppo tardi — spiegano Maurizio Carrara, presidente del consiglio di indirizzo del Pat e il direttore generale Claudio Sileo — passano gli anni e l’assistenza si rinnova. Servono azioni capaci di tenere in contatto gli ospiti con i propri affetti e con il mondo che cambia». Il progetto 2.0 mette in gioco anche l’associazione Amici del Trivulzio e la onlus Informatici senza frontiere. In aula, come tutor, gli studenti di due scuole superiori milanesi, il Luigi Galvani e il Labor. Trenta gli ospiti coinvolti, che ogni giovedì pomeriggio accedono all’aula digitale e seguono gli incontri di informatica. Una prima parte, teorica, è illustrata con lezioni frontali. Una seconda, pratica, si sperimenta sui computer a disposizione, con i ragazzi come maestri.
«È un’occasione semplice, bella e utile» commenta l’assessore alle Politiche sociali e alla Salute Pierfrancesco Majorino, presente ieri all’inaugurazione dell’iniziativa. «Credo che quest’aula sarà ambita dagli ospiti, ma la parte più importante è la relazione con i volontari». Il progetto Digital Trivulzio è l’altra faccia della medaglia dell’istituto milanese. «Ora i bilanci stanno tornando alla normalità — continua Majorino — dobbiamo difendere questo tesoro cittadino». Sullo stesso tono Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare. «Iniziativa piccola ma significativa. Ora gli ospiti potranno parlare via Skype con i parenti». Sembra passata un’eternità, spiega, dal dicembre 2014, quando entrava al Pat un commissario per mettere mano ai conti in rosso. «Oggi con la riforma sanitaria — prosegue l’assessore — il Pat può diventare un punto di riferimento per la presa in carico dei pazienti».
Per il futuro prossimo, l’obiettivo è invece estendere il progetto digitale. Luigi Ferrari, presidente della onlus Amici del Trivulzio, parla di computer anche negli spazi comuni della struttura e, un po’ più avanti, nelle stanze. «Sono lieto che Digital Trivulzio si sia potuto realizzare in tempi brevissimi e a costo zero». Soddisfatti gli insegnanti in erba, che svolgono l’accompagnamento informatico all’interno dell’alternanza scuola lavoro, e gli ospiti lanciati nel mondo di Internet. «Ci piace l’esperienza per il rapporto con le persone — racconta Giorgia Levati, iscritta in terza allo scientifico Galvani —. All’inizio gli ospiti hanno un po’ paura. Poi ci chiedono di cercare ricette di cucina o di ascoltare musica in dialetto». E il suo compagno di classe Jacopo è ormai inseparabile dall’ultranovantenne Gloria. «È anche carino — commenta la signora — ma è troppo giovane per me. Però mi incoraggia a usare il computer».
Da Corriere.it