I destinatari sono anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti, riconosciuti in sede di valutazione dell’Unità di valutazione geriatria (UVG) come destinatari di un progetto residenziale, che presentano condizioni sanitarie e socio-sanitarie tali da poter rinviare, almeno temporaneamente, il ricovero in Rsa con un intervento sanitario al loro domicilio.
Si chiama ‘Rsa aperte’ la novità che vede la Regione impegnata ad aumentare il proprio budget di spesa per consentire ad almeno 2mila anziani ultra65enni di essere curati a casa con assistenza domiciliare infermieristica garantita e concordata anzichè essere ricoverati nelle Rsa.
Questa mattina gli assessori alla sanità e alle politiche sociali hanno presentato alla Giunta regionale la delibera di avvio della sperimentazione che può costituire una risposta positiva alle famiglie interessate a non ricoverare gli anziani, ma a farli curare ed assistere nel loro ambiente.
Si tratta di un tassello della rete di assistenza territoriale approvata dalla Giunta regionale nll'aprile del 2015 con la delibera "Pianificazione economico-finanziaria e definizione delle regole del Sistema Sanitario piemontese in materia di assistenza alle persone anziane non autosufficienti con decorrenza dall’esercizio 2015” che avviava il potenziamento dei servizi per la residenzialità attraverso un incremento di risorse (+ 15 milioni di euro/anno su un budget complessivo di 265 milioni/anno) ed una maggiore flessibilità della rete di offerta: le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie, a parità di condizione di bisogno, hanno la libertà di scelta del luogo e della forma di assistenza.
Di fatto, si tratta di una revisione della rete di offerta tradizionale dei servizi di RSA, con un’articolazione del sistema di classificazione di fasce assistenziali e di remunerazione che risponda ai nuovi bisogni e al percorso delineato: con la delibera approvata questa mattina, gli assessori alla Sanità e alle Politiche sociali introducono il Progetto residenziale RSA aperta cioè l'ampliamento della gamma di risposte alla condizione di non autosufficienza, attraverso la flessibilità e l’integrazione degli interventi, nonché la capacità, sviluppata negli anni, delle Strutture Residenziali socio-sanitarie accreditate di erogare prestazioni assistenziali qualificate anche al domicilio della persona.
Per ora si tratta di una tipologia di offerta sperimentale che prevede interventi sanitari flessibili (infermiere, fisioterapista, logopedista,) e assistenza tutelare (OSS) erogati al domicilio dalle Residenze Sanitarie Assistenziali per anziani non autosufficienti. Si stima che saranno almeno 300 le figure professionali interessate al progetto e che potranno essere inserite nella sperimentazione con nuove assunzioni. I destinatari sono anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti, riconosciuti in sede di valutazione dell’Unità di valutazione geriatria (UVG) come destinatari di un progetto residenziale, che presentano condizioni sanitarie e socio-sanitarie tali da poter rinviare, almeno temporaneamente, il ricovero in RSA con un intervento sanitario al loro domicilio.
Si è quindi introdotto il concetto che una persona ritenuta dall’Unità di Valutazione Geriatrica idonea per la RSA può decidere liberamente se usufruire della RSA o se avvalersi di pacchetti di prestazioni da erogare al domicilio demandando ad un successivo provvedimento attuativo della Giunta di definire altri aspetti:
• adeguamento del sistema di valutazione multidimensionale del bisogno;
• contenuti del Progetto Individuale;
• prestazioni erogabili al domicilio;
• soggetti accreditabili e procedure di accreditamento per l'erogazione delle prestazioni;
• modalità di remunerazione e rendicontazione delle prestazioni;
• modalità di effettuazione dei controlli.
Il progetto durerà fino al 31 dicembre 2018 e le Direzioni Sanità e Politiche sociali lo monitoreranno costantemente per valutarne i benefici in rapporto anche al budget aggiuntivo; rientra appunto nel più ampio percorso di riforma delle prestazioni domiciliari in lungoassistenza, che punta ad armonizzare le prestazioni offerte dalla legge regionale 10/2010, attraverso il confronto con l’Anci Piemonte e il coordinamento degli Enti Gestori delle funzioni socio- assistenziali del Piemonte, le rappresentanze sindacali e le associazioni del terzo settore.
Da QS